MONTELEPRE. IL DNA DEL BANDITO GIULIANO SARÀ CONFRONTATO CON QUELLO DEL NIPOTE GIUSEPPE SCIORTINO

Sara’ comparato con il nipote Giuseppe Sciortino Giuliano il dna della salma del bandito Salvatore Giuliano riesumata due settimane fa dal cimitero di Montelepre. Il medico legale Livio Milone, che ha eseguito la nuova autopsia sul cadavere riesumato, ha individuato il nipote per la comparazione del dna perche’ e’ il parente piu’ prossimo ancora in vita. Giuseppe Sciortino Giuliano, che ha aggiunto il secondo cognome alcuni anni fa, e’ il figlio della sorella del bandito di Montelepre ucciso il 5 luglio 1950 a Castelvetrano . La procura di Palermo ha avviato una nuova inchiesta sulla morte del ‘re di Montelepre’ in seguito ad alcuni esposti presentati da due storici, Giuseppe Casarrubea e Mario Cereghino e da un medico legale secondo cui la salma nella tomba del cimitero di Montelepre non sarebbe quella del bandito. Dai primi esami medico-legali sono emerse effettivamente alcune piccole incongruenze tra le caratteristiche fisiche di Salvatore Giuliano con quelli dalla salma riesumata. Il nipote e altri parenti sono convinti che Giuliano fosse “piu’ alto di un metro e 80”, ma il corpo riesumato era alto “non piu’ di un metro e 70” come emerso dalla misurazione delle ossa lunghe. Pero’ dal certificato medico compilato dal distretto militare, risulta che Giuliano fosse alto 1 metro e 62. Secondo gli inquirenti che indagano sul caso “potrebbe essere stata cambiata la statura per evitare di fare il servizio militare”. Ma al momento sono ancora tutte supposizioni. Soltanto l’esame del dna e la comparazione del nipote, che verra’ eseguita non appena verranno incaricati alcuni specialisti, potra’ dare una risposta certa e una vera identita’ del cadavare nella tomba del cimitero di Montelepre. Il nipote, Giuseppe Sciortino Giuliano, si e’ detto “immediatamente disponibile alla comparazione del dna” perche’ “almeno cosi’ si mettera’ finalmente la parola fine a questa vicenda”. Lo stesso nipote, davanti al cimitero di Montelepre, aveva detto “ritengo che nella tomba ci sia mio zio, anche se mi auguro che in realta’ la salma non fosse la sua perche’ almeno cosi’ posso immaginare che mio zio sia riuscito a scappare dall’Italia e a rifarsi una vita negli Stati Uniti”. L’ultima parola spetta adesso al dna.

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