CORLEONE. NINO GENNARO “FIGURA CONTROVERSA” ANCHE DA MORTO

Un evento contro la discriminazione sessuale e in ricordo di Nino Gennaro, il drammaturgo corleonese morto di Adsi nel 1995 a 47 anni. A chiederlo è l’arcygay di Palermo, dopo la bocciatura dell’assise civica di Corleone, di una mozione che chiedeva di intitolare un centro sociale del Comune, il “Santa Lucia”, ex stazione ferroviaria ristrutturata alcuni anni fa, proprio a Nino Gennaro. Arcygay –si legge in una nota- accoglie la notizia con sdegno ed incredulità e spera che il consiglio ci ripensi, e dimostri di essere il consiglio di tutti i cittadini, compresi gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, così come delle persone sane e di quelle malate. Di qualsiasi malattia, poiché l’AIDS non è una punizione divina. In aula, mercoledì scorso, erano presenti 8 dei 20 consiglieri; 4 hanno votato a favore, di questi 2 sono espressione del PD e 2 del PDL il presidente Mario Lanza e il consigliere Lea Savona, 2 hanno votato contro e 2 si sono astenuti. Affinché la mozione passasse erano necessari 5 voti. Per Dino Paternostro, giornalista e consigliere comunale del PD, le ragioni della mancata intitolazione ”sono imbarazzanti”. “Giunta e sindaco di centrodestra –dice-, dopo aver addottrinato i consiglieri, non si sono presentati. In aula – spiega Paternostro – ho sentito di tutto: ‘I cittadini non capirebbero, non tanto per la sua omosessualita’ o bisessualità, ma perché era un drogato. Posso affermare, per averlo conosciuto, che Nino non ha mai fatto uso di stupefacenti. Quanto al giudizio sulle sue scelte sessuali, c’é da restare basiti”. Di tutt’altra opinione il presidente del consiglio comunale Mario Lanza e il sindaco Nino Iannazzo, che non ci stanno ad essere tacciati come degli omofobi, anzi il primo cittadino è pronto ad accogliere la richiesta di Arcygay, mettendo a disposizione la “sua città” per una manifestazione contro la discriminazione e in ricordo di Nino Gennaro. Qualcuno –afferma Iannazzo- sta calcando la mano su una figura che a Corleone oltre ad essere stata controversa è per i più sconosciuta. “Amministrazione e parte del consiglio comunale avevano chiesto ai promotori della mozione di ritirare l’atto e di ripresentarlo dopo aver fatto conoscere alla cittadinanza l’operato di Nino Gennaro, attraverso degli eventi, come ad esempio la messa in scena delle sue opere teatrali. Ciò non è stato fatto –dice il sindaco- perché si vuole creare a tutti i costi un caso politico, che in realtà non esiste, poiché io, come i consiglieri che non si sono presentati in aula mercoledì scorso, non abbiamo un’ adeguata conoscenza di Nino Gennaro e chi ha tirato in ballo la questione, creandone appunto un caso, sta solo facendo un torto alla memoria di Gennaro. Quindi, -ribadisce Iannazzo- la nostra non è di certo una posizione omofoba, perché per quanto mi riguarda, ognuno ha il diritto di praticare il proprio orientamento sessuale, ma non si più pretendere che tutti la pensino allo stesso modo. Nino Gennaro, per i tempi in cui ha vissuto –conclude il sindaco di Corleone- è stato sicuramente un rivoluzionario e perciò figura controversa. Adesso è necessario non alimentare i pregiudizi ma sfatarli, attraverso un analisi e un avvicinamento all’opera del drammaturgo, cosa che chi ha avanzato la mozione non ha fatto, consegnando così Nino Gennaro ad un consiglio comunale impreparato.” Nino Gennaro, nella Corleone degli anni Settanta, andava in giro a spiegare che “non siamo tutti gregari di Liggio”. Nella città un tempo simbolo della mafia creò un circolo che aggregò una ventina di ragazzi, spiegando loro che la capitale di Cosa nostra aveva avuto libertari e antimafiosi come Placido Rizzotto e Bernardino Verro. Una ragazzina di 17 anni, Maria Di Carlo, che frequentava il circolo, denunciò il padre, un medico, che le voleva impedire di farlo, e un pretore condannò il genitore per eccesso nell’uso dei mezzi di correzione. Gennaro fu costretto ad andare via e la ragazza, ormai diciottenne, lo seguì e divenne la sua compagna. Dopo la morte del drammaturgo, soprattutto grazie all’attore e regista Massimo Verdastro, le sue opere tornarono ad essere rappresentate.

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