MONTELEPRE. AL VIA RIESUMAZIONE SALVATORE GIULIANO. IL SINDACO: SPERO SIA LUI

Sono iniziate le operazioni per la riesumazione della salma del bandito Salvatore Giuliano al cimitero di Montelepre (Palermo). Dopo l’arrivo della polizia scientifica e del medico legale Livio Milone, sono arrivati i magistrati della Dda, Paolo Guido, Lia Sava e Francesco Del Bene che coordinano l’inchiesta riaperta sulla morte del bandito Giuliano, ucciso il 5 luglio 1950 a Castelvetrano (Trapani).

Le operazioni si dovrebbero protrarre per diverse ore. Il medico legale dovrà estrarre il Dna dai resti della salma che da 60 anni riposa nel cimitero di Montelepre. Davanti al piccolo cimitero c’è una folla di giornalisti, fotografi e operatori, ma il sindaco Giacomo Tinervia ha emesso un’ordinanza di chiusura al pubblico proprio in occasione della riesumazione della salma.

“Mi auguro che la salma dentro al tomba sia quella di Salvatore Giuliano”, ha detto il primo cittadino di Montelepre. “Spero che sia Giuliano – ha aggiunto Tinervia – per mandare un messaggio a tutte quelle persone che, da tempo, fanno illazioni, e, soprattutto, per non screditare tutto quello che ha fatto lo Stato”. “Oggi sapremo la verità – ha aggiunto il sindaco – ringrazio i magistrati che hanno voluto riaprire il caso”. Tinervia ha poi ricordato che, dopo la morte di Giuliano “è finito per fortuna il banditismo”. E si dice “dispiaciuto che i turisti vengano solo per vedere la tomba e non per vedere il monumento che ricorda i carabinieri uccisi da Giuliano”.

“Anche io sono curioso di sapere se la salma a cui da quando sono nato porto dei fiori sia quella di mio zio o di un’altra persona, spero che non sia lui e così almeno mi illudo che è riuscito a rifarsi una vita da qualche parte. Ricordiamo che mio zio aveva solo 27 anni…”. Lo ha detto Giuseppe Sciortino Giuliano, nipote del bandito Salvatore Giuliano, presnete al cimitero di Montelepre. Alla domanda con chi verrà eseguito il confronto del Dna, che verrà estratto dalla salma, Giuliano risponde: “Ancora non è stato chiesto a nessuno. Quando ci verrà chiesto, noi non avremo problemi a collaborare perché anche noi familiari vogliamo fare luce su questa vicenda. Non abbiamo nulla da nascondere”.

– “Giuliano è un personaggio, nonostante quello che dicono altre persone – sottolinea il nipote – Era il colonnello comandante dell’esercito di volontari per l’indipendenza della Sicilia. A Giuliano si deve la conquista militare dell’autonomia siciliana. Non ve lo dimenticate”. Figlio della sorella del ‘Re di Montelepre’, Sciortino spiega: “In questo mezzo secolo ci sono state tante dicerie su mio zio. Migliaia di persone sono venute a raccontarmi in questo periodo presunti avvistamenti di mio zio all’estero o addirittura che sarebbe tornato a Montelepre quando è morta mia nonna o quando è morto un altro mio zio. Io ero lì ma non l’ho mai visto”.

Poi chiarisce: “Non si chiamava banda Giuliano, ma brigata Palermo di cui Giuliano era il colonnello comandante della Sicilia occidentale”. A chi gli fa notare che lo zio è stato accusato di avere ucciso decine di carabinieri, replica: “Quando c’è una guerra, i morti sono da entrambe le parti. Io non sono prevenuto nei confronti dei carabinieri, però ricordatevi che allora i carabinieri qui erano considerati esercito invasore e si sono comportati da esercito invasore, per cui non possiamo fare nessun paragone con i carabinieri di adesso. Quelli di allora si comportarono malissimo, hanno fatto di tutto qui, dai maltrattamenti agli stupri”. “Giuliano, insomma, – conclude – rappresentò il simbolo della ribellione della Sicilia che dall’Unità d’Italia è stata offesa e stuprata grazie alla presa per i fondelli del signor Garibaldi e al referendum truffa del 1860”

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