MAFIA E POLITICA. ANTINORO, IL GUP: “PAGATI TREMILA EURO PER 60 VOTI”

“Tremila euro in cambio di sessanta voti”. E’ solo uno scorcio della disanima del Gup del tribunale di Palermo, Mario Conte, sul caso dell’eurodeputato dell’Udc Antonello Antinoro, che accusato di voto di scambio, il prossimo 4 ottobre sarà giudicato con rito immediato.
Un filone del processo Eos che ha portato alla condanna di 23 imputati per complessivi 225 anni di carcere lo scorso 30 luglio per mafia ed estorsioni. Secondo i carabinieri Antinoro avrebbe chiesto voti al clan di Resuttana per la corsa alle elezioni regionali nella primavera del 2008. E il Gup Conte ha evidenziato le intercettazioni che provano la versione dell’Arma.

In 448 pagine il Gup, spiega perchè ha condannato gli imputati, colpevoli di avere fatto parte di Cosa Nostra e di avere realizzato estorsioni a tappeto, oltre che di avere tenuto un arsenale a Villa Malfitano.

Il giudice ha affrontato anche altri capitoli del processo Eos, in particolare quello per voto di scambio contro l’eurodeputato dell’Udc Antonello Antinoro. Secondo il Gup, la posizione dell’esponente dell’Udc è chiara: “Non appare minimamente in discussione l’esistente di un accordo tra gli imputati, rappresentati della famiglia mafiosa di Resuttana, e il candidato Antinoro – dice – avente ad oggetto il riconoscimento di una somma di denaro pari a tremila euro, in cambio di 60 voti”.
Le indagini si basano su intercettazioni ambientali e telefoniche, oltre che sulla ricostruzione di alcuni collaboratori di giustizia. L’europarlamentare dell’Udc è difeso dagli avvocati Massimo Motisi e Giovanni Aricò che respingono le accuse e preparano la difesa: la famiglia di Resuttana collaboraròcon Antinoro esclusivamente per servizi di attacchinaggio e di campagna elettorale, e non gli vendettero voti.

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