MAFIA. SVELATO IL PROFILO GENETICO DI MATTEO MESSINA DENARO

Svelato il profilo genetico di Matteo Messina Denaro attraverso l’ analisi di oggetti utilizzati dai consanguinei del boss. La ricostruzione del dna del latitante di Cosa nostra è stata possibile raccogliendo saliva, capelli, tracce organiche dei familiari: ogni dato utile insomma ad identificare il profilo comune della famiglia Messina Denaro. Il codice genetico, trasmesso dalla scientifica di Roma, è l’unico dato di cui la Dda non solo di Palermo, si potrà servire per effettuare controlli mirati alla cattura del boss corleonese. Non sono infatti a disposizione altri indizi atti all’identificazione di Messina Denaro: si servirebbe di un collaboratore per le rare lettere scritte a mano e di un computer, non è mai stato in carcere, non gli sono state mai prese le impronte digitali, perché dato alla latitanza a poco più di trent’anni, quando era ancora incensurato. L’ unico prelievo dattiloscopico fu effettuato nel 1980 durante la visita militare, dati però che sono stati distrutti perché i distretti li conservano per dieci anni. E sono state proprio le impronte digitali a permettere la cattura qualche giorno fa, del latitante agrigentino Giuseppe Falsone, per il quale gli interventi di chirurgia plastica a cui si era sottoposto per cambiare i connotati del volto, non sono bastati a manterlo in libertà. Gli investigatori dello Sco e della Squadra mobile di Trapani hanno così messo a disposizione degli esperti materiale che avevano acquisito negli ultimi anni e poi integrato con alcune attività mirate nei mesi scorsi: perquisizioni, sequestri e controlli effettuati nelle abitazioni dei fratelli e delle sorelle di Messina Denaro, uno dei quali, Salvatore, è detenuto. Messina Denaro, che in lettere e pizzini si firma col falso nome di Alessio, è considerato un amante della bella vita, ha una figlia di 12 anni concepita in latitanza. L’unica sua foto vera risale agli anni ’80, prima quindi che finisse in carcere. Grazie ad elaborazioni computerizzate si tiene conto che il boss corleonese avrebbe subito un intervento chirurgico agli occhi, in Spagna, perché affetto da un problema alla cornea. Nella cartella clinica, complilata dai medici della casa di cura e ora in possesso dei pm di Palermo, no c’erano i campioni di sangue e i “vetrini”: quelli che invece permisero la ricostruzione del dna del boss Bernardo Provenzano, quando a Marsiglia fu operato alla prostata. I risultati delle analisi del dna di Messina Denaro, sono stati comunicati dal gabinetto di polizia scientifica di Roma, diretto da Piero Angeloni( ex capo mobile di palemo che catturò nel 2007 Salvatore e Sandro Lo Piccolo) , al procuratore aggiunto Teresa Principato, coordinatrice del pool che dà la caccia Messina Ddenaro, formato dai pm palermitani Paolo Guido e Marzia Sabella, che nel 2006 prese Provenzano, e dal sostituto procuratore di Trapani Andrea Tarondo.

Hide picture