PROCESSO CARTHAGO. LUNEDÌ LA PAROLA ALLA DIFESA NELL’ABBREVIATO

Il 22, 23 e 25 marzo prossimi cominceranno le arringhe difensive davanti la prima sezione della Corte d’Assise di Palermo, presieduta da Lorenzo Matassa e dove si celebra il processo col rito abbreviato per i 9 imputati del processo “Carthago”, che vede alla sbarra presunti boss del mandamento di Borgetto e Partinico. Già martedì scorso i pm Francesco Del Bene ed Anna Maria Piccozzi avevano chiesto pene per 77 anni di reclusione. L’accusa ha chiesto 12 anni per il boss Nicolò Salto e 6 anni per il figlio Antonino. 9 anni per Francesco D’Amico, mentre per il figlio Giuseppe 6 anni. Pene più apre per Gaspare Bacarella e Salvatore La Puma, per i quali sono stati chiesti 15 anni a testa. Sei anni per Giuseppe Bacarella e per Andrea D’Arrigo. Tutti e otto sono di Borgetto, mentre per il partinicese Nunzio Tocco, sono stati chiesti 2 anni. Finora, hanno preso la parola in aula, anche i legali delle parti civili: l’avvocato Salvatore Palazzolo, -il sindaco di Cinisi- per il Comune di Borgetto e il terrasinese Giacomo Palazzolo, che difende il Comune di Partinico. Nel processo si sono dichiarate parte lese anche la Provincia Regionale di Palermo, Confindustria Sicilia e Addio Pizzo. Dopo le arringhe della difesa, il 30 marzo parleranno nuovamente i pubblici ministeri Francesco Del Bene ed Anna Maria Picozzi e subito dopo i giudici si ritireranno in camera di consiglio per emettere le sentenze di condanna che quindi potrebbero arrivare già nella giornata del 30 marzo. Il 31, invece, comincerà il processo per gli altri 8 imputati del processo Carthago, che hanno scelto di essere giudicati colo rito ordinario. Alla sbarra l’ex latitante e boss di Altofonte Domenico Raccuglia, catturato a Calatafimi il 15 novembre del 2009, alla vigilia dell’inizio del processo; Salvatore Corrao, Alessandro Salto, Santo Musso, Pietro Brugnano, Giuseppe Giambrone, Francesco Nania ed Antonino Nania. Il processo si svolgerà davanti la seconda sezione del tribunale di Palermo, presieduta da Bruno Fasciana. L’accusa sarà rappresentata dal pubblico ministero Francesco Del Bene.
Intanto è di questa mattina la notizia, apparsa sul Giornale di Sicilia, che il boss di Borgetto Nicolò Salto sarebbe diventato povero, cioè non avrebbe nemmeno 1000 euro per pagare la cauzione, che il tribunale di sorveglianza gli chiederebbe da ben 9 anni e perciò è finito sotto processo per non aver pagato nei termini previsti dalla legge la cauzione imposta con la misura di prevenzione. Parecchi anni fa, fu sequestrato a Salto un’ingente patrimonio, 700 mila euro circa. Anche la villa dove comunque vivono ancora la moglie e una zia gli è stata sequestrata e in attesa della confisca le congiunte vi risiedono pagando però un canone mensile di 250 euro, che a quanto pare non viene più corrisposto da mesi. Intanto, sempre secondo il Giornale di Sicilia, un paio di settimane fa, è arrivata anche un’ordinanza di sfatto per la famiglia di Salto. Lui, comunque si trova agli arresti ospedalieri a causa delle ferite riportate durante l’agguato a cui riuscì a scampare nell’ottobre del 2008.

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