CASO LOMBARDO. C’E’ UN ALTRO INDAGATO

“Ci sono affari in corso di grandi proporzioni” ha detto il boss catanese Vincenzo Aiello ai suoi che gli proponevano di scatenare una guerra contro gli altri clan che hanno preso possesso dei quartieri e dello spaccio di droga. Secondo gli inquirenti erano proprio gli affari in ballo con Angelo e Raffaele Lombardo, nella segreteria politica del primo, infatti, Aiello – erede del potere della storica famiglia dei Santapaola – era di casa. I carabinieri del Ros, infatti, lo intercettano anche lì, mentre parla di voti, affari e favori.

Le richieste di Aiello – scrive l’edizione odierna del quotidiano Repubblica – venivano girate al governatore siciliano che da quando è stato eletto alla poltrona più importante di palazzo d’Orleans, ha alzato un “muro” nelle sue comunicazioni, tanto che la sua voce non si sente in alcuna intercettazione e i boss si lamentano di questo “cortocircuito”.
Le intercettazioni di Aiello sono poi incrociate con le dichiarazioni di due pentiti. Si tratta di Eugenio Sturiale, uomo di punta del clan Ercolano-Santapaola e di Maurizio Avola che aveva già chiamato in causa il presidente della Regione.
L’inchiesta della procura di Catania coinvolgerebbe quasi 70 persone tra cui un altro deputato regionale, Giovanni Cristaudo, da poco approdato alla corte di Gianfranco Micciché e del suo “Pdl Sicilia”. Le indagini sono partite per far luce su fatti di mafia e lo scorso ottobre hanno portato all’arresto di Vincenzo Aiello.
L’indagine della Procura della Repubblica di Catania sul Presidente della Regione, Raffaele Lombardo, il fratello deputato ed alcuni amministratori locali del catanese, ha per ora raggiunto un solo risultato, fermare il PD giunto alle soglie di una partecipazione al governo della Regione. La marcia indietro è stata fulminea, a cominciare dal senatore Beppe Lumia, considerato uno dei più convinti sostenitori del patto riformista con Lombardo.
Carmelo Galati, legale del governatore ha annunciato che “sporgerà querela contro il quotidiano La Repubblica per gli articoli pubblicati nell’edizione nazionale e di Palermo di oggi, a firma dei giornalisti Alessandra Ziniti e Francesco Viviano in cui senza alcun fondamento – dice il legale – vengono attribuite a carico del governatore una serie di atti e comportamenti a cui egli è del tutto estraneo”.

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