CARINI. INTERROGAZIONE SU “RISCHIO FRANE” DEL CONSIGLIERE GIOVÌ MONTELEONE

All’indomani dell’alluvione di Messina, il quotidiano la Repubblica titolava “Frane annunciate, le dodici Giampilieri di Sicilia” nell’articolo si leggeva poi “a Carini attualmente una frana di scivolamento interessa la periferia occidentale in contrada Fiume di Falco”. A sottolineare quanto pubblicato dal giornale è il consigliere comunale di Carini del gruppo “L’unione”, Giovì Monteleone, che chiede attraverso un’interrogazione al Presidente del Consiglio Pier Paolo Pellerito e al Sindaco Gaetano La Fata, di trattare la questione nella prossima seduta consiliare e documenta la situazione attraverso delle fotografie.
Nell’estratto della scheda di rilevamento dell’Assessorato regionale territorio e ambiente relativamente alla descrizione del fenomeno –scrive Monteleone- si legge che la zona pedemontana compresa tra la Costa Perrere e il centro abitato è interessata da una frana (di scivolamento rotazionale-colamento, caratterizzata da zone in contropendenza e da scarpate secondarie. Il movimento, oggi quiescente, -si legge ancora nella nota dell’assessorato, fornita da Monteleone, ebbe inizio nel febbraio del 1931, nella depressione della sorgente Acqua Canale per poi spingersi verso nord ed arrestarsi alla periferia dell’abitato per la presenza dell’affioramento calcareo di Croce Sofia. Il fattore innescante è legato alle abbondanti precipitazioni verificatesi dal 30 novembre del 1930 al febbraio del 1931, che determinarono una rapida ricarica della falda idrica contenuta nell’acquifero calcareo, quindi un aumento di portata delle acque sorgentizie e la conseguente attivazione del dissesto”.
Come molti carinesi ricordano –scrive il consigliere Monteleone- la frana coinvolse alcuni fabbricati rurali, provocò gravi danni, per circa 1 Km, alla strada provinciale Carini Montelepre, in località Stazzone, e alla mulattiera che conduce alla sorgente Acqua Canale;
Nella relazione del geologo dottor Lo Monaco allegata allo studio geologico di supporto al Piano Regolatore -sottolinea Monteleone- si evidenzia che “il movimento di questa frana non è affatto quiescente ma mostra evidenti segni di movimento nella parte occidentale mentre piccole riprese sono state notate in vicinanza dell’abitato”. Altre zone ad alto rischio geologico risultano essere le falde del monte Colombrina o Colubrino che secondo il geologo Lo Monaco –scrive Monteleone nell’introduzione all’interrogazione- “tutto il versante settentrionale del Monte Colombrina è da inibire qualsiasi intervento edificatorio considerato che il processo di crollo è da classificarsi attivo e non quiescente come riportato nello studio del Piano di Assetto Idrogeologico” (a conferma di ciò basta ricordare –sottolinea il consigliere comunale- la caduta di grossi massi avvenuta nel marzo 2006) e le falde del Monte Pecoraro- Montagna Longa il cui rischio geologico su questo versante e reale attivo e molto elevato per tutto il versante orientale senza soluzione di continuità” (come conferma –dichiara Monteleone- una caduta massi del 27 novembre 1987). Nonostante gli allarmanti studi e fatti accaduti si è continuato e si continua –afferma Monteleone- a edificare sulla frana e nelle zone ad alto rischio in maniera irregolare ma anche su autorizzazioni e concessioni edilizie.
Una situazione che il consigliere Giovì Monteleone –si legge- ha sottoposto già nel maggio scorso in consiglio comunale all’attenzione del sindaco Gaetano La Fata, avendo richiesto –afferma il consigliere- la relazione annuale sull’attività del geologo Caccetta nominato in qualità di esperto in materia geologica.

Il primo cittadino in quell’occasione –dichiara Monteleone- avrebbe risposto che in breve tempo avrebbe consegnato la relazione al consiglio comunale, ma non l’avrebbe ancora fatto. Inoltre –scrive ancora Monteleone nella lunga introduzione all’interrogazione sul rischio frane a Carini- “il progetto di revisione del Piano regolatore che metterebbe ordine in materia urbanistica al nostro territorio –afferma- si trova dal febbraio scorso al Genio Civile per il previsto parere; ma sono trascorsi i termini per l’approvazione del parere per silenzio-assenso senza che l’amministrazione comunale abbia attivato le procedure confermando quindi la volontà di questa amministrazione di non volere un piano regolatore”
Il consigliere dell’Unione, Giovì Monteleone, chiede dunque al sindaco quali adempimenti in ottemperanza al Piano di Assetto Idrogeologico e allo studio del geologo dottor Lo Monaco l’Amministrazione comunale ha posto in essere al fine di reperire i fondi necessari per la messa in sicurezza delle aree ad alto rischio geologico del territorio di Carini;
se esiste un piano di evacuazione redatto dalla Protezione Civile;
perché si continua ancora ad edificare nelle aree soggette a rischio idrogeologico;
se il sindaco intende attivare al procedura per l’approvazione del progetto di revisione del Piano regolatore Generale essendo trascorsi i termini del silenzio assenso per il parere del Genio Civile di Palermo
quando è prevista la trasmissione del “nuovo” progetto di PRG al Consiglio Comunale per l’esame di competenza;
se intende relazionare al Consiglio comunale sull’attività del dottor Caccetta esperto incaricato da La Fata in materia geologica, considerato che nonostante siano trascorsi 5 anni, conclude Monteleone- il sindaco non ha mai trasmesso al Consiglio comunale alcuna relazione sull’attività degli esperti da incaricati, violando sistematicamente l’applicazione del comma 4 della legge regionale 7/92.

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