Scioglimento del consiglio comunale di Giardinello, ecco il decreto

Pubblichiamo integralmente il decreto del Presidente della Repubblica sullo scioglimento del comune di Giardinello per infiltrazione mafiose e i relativi allegati. I documenti sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale il 28 agosto.

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Considerato che nel comune di Giardinello (Palermo) gli organi
elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del
6 e 7 maggio 2012;
Considerato che, dall’esito di approfonditi accertamenti, sono
emerse forme di ingerenza della criminalita’ organizzata che hanno
esposto l’amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo
il buon andamento e l’imparzialita’ dell’attivita’ comunale;
Rilevato, altresi’, che la permeabilita’ dell’ente ai
condizionamenti esterni della criminalita’ organizzata ha arrecato
grave pregiudizio agli interessi della collettivita’ e ha determinato
la perdita di credibilita’ dell’istituzione locale;
Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla situazione di grave
inquinamento e deterioramento dell’amministrazione comunale di
Giardinello, si rende necessario far luogo allo scioglimento del
consiglio comunale e disporre il conseguente commissariamento, per
rimuovere tempestivamente gli effetti pregiudizievoli per l’interesse
pubblico e per assicurare il risanamento dell’ente locale;
Visto l’art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Ritenuto, inoltre, di dare adeguata informazione al Presidente
della Regione Siciliana;
Vista la proposta del Ministro dell’Interno, la cui relazione e’
allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella
riunione dell’8 agosto 2014 alla quale e’ stato debitamente invitato
il Presidente della Regione Siciliana.

Decreta:

Art. 1

Il consiglio comunale di Giardinello (Palermo) e’ sciolto.
Art. 2

La gestione del comune di Giardinello (Palermo) e’ affidata, per la
durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta da:
dott.ssa Giuseppina Maria Patrizia Di Dio Datola, viceprefetto;
dott.ssa Catia Colautti, viceprefetto aggiunto;
dott.ssa Claudia Poletti, funzionario economico finanziario.
Art. 3

La commissione straordinaria per la gestione dell’ente esercita,
fino all’insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le
attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al
sindaco nonche’ ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime
cariche.
Dato a Roma addi’ 11 agosto 2014

NAPOLITANO

Renzi, Presidente del Consiglio dei ministri

Alfano, Ministro dell’interno

Registrato alla Corte dei conti il 20 agosto 2014
Interno, foglio n. 1814
———————–

(Allegato )

Allegato

Al Presidente della Repubblica

Nel comune di Giardinello (Palermo) sono state riscontrate forme
di ingerenza da parte della criminalita’ organizzata che hanno
compromesso la libera determinazione e l’imparzialita’ degli organi
eletti nelle consultazioni amministrative del 6 e 7 maggio 2012,
nonche’ il buon andamento dell’amministrazione ed il funzionamento
dei servizi.
Le risultanze di una vasta operazione antimafia, condotta nel
2013, hanno messo in luce un ampio progetto di riorganizzazione
territoriale di cosa nostra, che coinvolge la parte occidentale della
provincia di Palermo, incluso il comune di Giardinello, facendo
emergere collegamenti tra la criminalita’ organizzata di stampo
mafioso ed alcuni amministratori dell’ente.
Gli esiti dell’attivita’ investigativa sono stati ulteriormente
avvalorati da successive inchieste ed hanno portato all’arresto di
complessive 52 persone.
Sulla base di tali presupposti, il prefetto di Palermo, con
decreto del 17 gennaio 2014, ha disposto l’accesso presso il comune,
ai sensi dell’art. 143, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto
2000, n. 267, per gli accertamenti di rito.
Al termine dell’indagine ispettiva il prefetto, su conforme
parere del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica,
integrato con la partecipazione del Procuratore della Repubblica
D.D.A. presso il Tribunale di Palermo, ha redatto l’allegata
relazione in data 14 maggio 2014, che costituisce parte integrante
della presente proposta, in cui si da’ atto della sussistenza di
concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed
indiretti degli amministratori locali con la criminalita’ organizzata
di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi,
riscontrando pertanto i presupposti per l’applicazione della misura
prevista dall’art. 143 del citato decreto legislativo 18 agosto 2000,
n. 267.
I lavori svolti dalla commissione d’indagine hanno preso in
esame, oltre all’intero andamento gestionale dell’amministrazione
comunale, il contesto ove si colloca l’ente locale, con particolare
riguardo ai rapporti tra gli amministratori e le cosche locali, ed
hanno evidenziato come l’uso distorto della cosa pubblica si sia
concretizzato, nel tempo, in favore di soggetti o imprese collegati
direttamente od indirettamente a gruppi criminali.
Per una corretta valutazione degli elementi che suffragano
l’adozione della misura dissolutoria assume rilievo la circostanza
che il mandamento mafioso che comprende il territorio comunale e’
considerato tra i piu’ potenti e pericolosi della Sicilia. Nel corso
del tempo, come risulta dalle indagini cui si e’ fatto cenno, la
famiglia mafiosa egemone di Giardinello, che negli anni 90 non era
dotata di alcuna autonomia, si e’ rafforzata assumendo dapprima una
posizione di indipendenza, per poi prevalere rispetto al sodalizio
criminoso di un vicino comune, al cui comprensorio originariamente
apparteneva.
E’ anche significativo che la gestione di quest’ultimo comune sia
stata recentemente affidata, con decreto presidenziale, ad una
commissione straordinaria, a norma dell’art. 143 del decreto
legislativo n. 267 del 18 agosto 2000.
La commissione d’indagine pone l’accento sulle vicende che hanno
caratterizzato la fase preelettorale, culminate con la vittoria
dell’attuale sindaco, nel maggio 2012, risultanti dalle fonti
tecniche di prova acquisite dalla magistratura durante le complesse
attivita’ investigative dello scorso anno, dalle quali emerge il
fattivo sostegno fornito dalla cosca locale sia alla lista facente
capo al primo cittadino che ad altri membri della consiliatura in
corso.
La confluenza dei voti su soggetti vicini alla consorteria
criminale si inseriva in un piu’ ampio disegno finalizzato a
collocare all’interno dell’ente soggetti apprezzati dall’ambiente
criminale locale, in grado di favorire gli interessi economici
privati di uomini ed imprese contigue alla mafia.
I candidati amministratori sostenuti dal gruppo criminale locale
sono stati ritenuti interscambiabili dalla cosca ai fini del
conferimento delle cariche assessorili, chiaro sintomo questo del
loro totale asservimento ai soggetti che ne avevano favorito
l’elezione. Particolarmente grave appare la circostanza che la meta’
della giunta risulti vicina al principale esponente del potente
gruppo criminale, che, secondo quanto emerge dalle predette fonti
tecniche di prova, e’ arrivato a chiedere il conferimento di un
importante incarico assessorile ad una persona a lui gradita,
ottenendolo.
Gli organi di governo comunali, eletti il 6 e 7 maggio 2012, si
pongono in una linea di continuita’ con la precedente
amministrazione.
Il sindaco era consigliere della compagine elettiva del 2007 e
aveva rivestito la carica di presidente del consiglio comunale in
quella del 2002. Il vicesindaco, incaricato di svolgere anche le
funzioni di assessore nella precedente amministrazione, ha conservato
entrambe le cariche nell’attuale consiliatura.
Ben cinque degli attuali amministratori erano presenti nella
compagine eletta nel 2007, della quale facevano parte originariamente
anche altri due consiglieri, poi dimissionari, coinvolti
nell’attivita’ investigativa condotta dalla polizia giudiziaria nel
2013.
In particolare, uno dei due predetti consiglieri e’ stato
dapprima tratto in arresto e poi rinviato a giudizio, per i reati di
rapina ed estorsione, con l’aggravante di cui all’art. 7 del decreto
legge 13 maggio 1991, n. 152; convertito, con modificazioni, dalla
legge 12 luglio 1991, n. 203.
Tra gli amministratori presenti nelle due ultime consiliature
figura un consigliere comunale che ha ricoperto, negli anni, diverse
cariche all’interno di una societa’ le cui quote di maggioranza sono
detenute da due imprese confiscate, in quanto riconducibili alla
criminalita’ organizzata.
Nei confronti della predetta societa’ la prefettura di Palermo,
nel 2008, ha emesso una certificazione antimafia interdittiva,
avverso la quale non e’ stato proposto ricorso. Peraltro, il
presidente del collegio sindacale della societa’ e’ uno stretto
congiunto di un esponente malavitoso.
Tra gli amministratori che hanno ottenuto il sostegno elettorale
della cosca locale, presente anche nella precedente consiliatura, vi
e’ un altro consigliere, responsabile tecnico di una cooperativa, il
cui collegio sindacale e’ presieduto dal citato congiunto
dell’esponente malavitoso.
Anche la struttura burocratica comunale e’ caratterizzata da una
sostanziale continuita’ gestionale, atteso che gran parte delle
figure apicali dei diversi settori dell’ente sono le stesse della
precedente consiliatura. Molti dipendenti, cosi’ come alcuni
amministratori, sono legati da vincoli parentali o annoverano
frequentazioni con soggetti controindicati.
Il reticolo di collegamenti, rapporti e intrecci tra soggetti,
appena decritto, fa emergere il generale contesto di permeabilita’
dell’amministrazione alla criminalita’, in un ambiente territoriale,
quale quello di Giardinello, particolarmente esposto a tale
influenza.
L’elemento parentale e le frequentazioni, infatti, radicate in
quella realta’ socio economica e geografica, determinano un quadro
significativo, dal quale si puo’ desumere un oggettivo pericolo di
collegamento o di contiguita’ tra l’amministrazione ed ambienti
controindicati, a fronte del quale si rendono necessarie idonee forme
di prevenzione, fondate su fatti e vicende aventi anche valore
indiziario e sintomatici del pericolo di infiltrazione o
condizionamento dell’ente.
Comprovano i fatti, le intercettazioni telefoniche che attestano
gli stretti legami tra le forze politiche locali, il mondo
imprenditoriale e la criminalita’ organizzata, stabili nel tempo,
indicativi dell’esistenza di solidi rapporti e della comunanza di
interessi politico-economici.
Le risultanze investigative hanno attribuito un notevole
significato alla circostanza che il sindaco e due amministratori
abbiano partecipato, nel 2008, unitamente a rappresentanti del gia’
citato comune, limitrofo a Giardinello, raggiunto dalla misura
dissolutoria, ad un evento conviviale con esponenti di spicco della
locale criminalita’ organizzata. La vicenda, unitamente ad altre di
cui si trattera’ nel prosieguo, testimonia la solidita’ delle
relazioni tra i partecipanti all’evento e la stabilita’ dei loro
rapporti.
In tale ambito, si colloca la vicenda che ha coinvolto in un
episodio estorsivo ai danni del titolare di un esercizio pubblico i
due consiglieri oggi dimissionari, entrambi considerati – come
rilevato dal prefetto di Palermo – “uomini cerniera” tra
l’amministrazione comunale e la consorteria mafiosa.
E’ un dato di fatto che il comune abbia sottoscritto contratti
d’appalto di lavori e per la fornitura di beni e servizi con ditte
contigue ad ambienti malavitosi.
La commissione d’indagine ha analizzato la documentazione
relativa alle gare ad evidenza pubblica aggiudicate dall’ente nel
biennio 2012-2014, riscontrando diverse anomalie ed irregolarita’
procedurali che, in spregio dei principi di imparzialita’ e buon
andamento dell’azione amministrativa, si sono tradotte in un
vantaggio per le ditte sostenute dalla criminalita’ organizzata.
Si fa riferimento, in particolare, agli interventi per la
realizzazione di un edificio da adibire a centro polifunzionale,
aggiudicati ad una ditta amministrata da soggetti controindicati, la
quale ha ottenuto l’assegnazione dei lavori con procedure di gara
anomale ed irregolari. Significativa e’ la circostanza che alcune
delle difformita’ riscontrate dalla commissione d’indagine che ha
esperito l’accesso presso il comune siano le stesse rilevate nel
corso dell’accesso che ha dato luogo all’affidamento, ai sensi
dell’art. 143 del TUOEL, ad una commissione straordinaria della
gestione del comune limitrofo a Giardinello. Nei verbali di gara,
infatti, non sono state indicate le modalita’ di custodia dei plichi,
come previsto nel disciplinare, e risultano irregolarita’ nell’orario
di ricezione delle buste rispetto all’effettiva presa in carico delle
stesse.
Inoltre, durante lo svolgimento della gara per l’affidamento dei
predetti lavori di realizzazione del centro polifunzionale, l’ente ha
omesso di avviare i dovuti controlli che avrebbero portato
all’esclusione dalla procedura concorsuale dell’impresa in questione
la quale, in passato, si era resa responsabile di un grave
inadempimento contrattuale, che aveva indotto la stazione appaltante
dell’epoca a disporre la risoluzione del contratto.
Successivamente, le opere di completamento del centro
polifunzionale sono state aggiudicate, con altra gara, ad una ATI,
senza che l’ente abbia considerato le informazioni presenti nella
banca dati dell’Autorita’ di vigilanza sui contratti pubblici che, in
particolare, attestavano come l’aggiudicataria fosse stata esclusa in
due occasioni da gare pubbliche, per aver partecipato alle relative
procedure contemporaneamente ad altra impresa, con la quale era in
una sitila7ione di collegamento sostanziale.
Un esempio dell’inerzia dell’amministrazione nell’adottare ogni
opportuna cautela per evitare infiltrazioni della criminalita’
organizzata nel settore degli appalti riguarda l’albo delle ditte di
fiducia cui affidare i lavori pubblici, mediante cottimo fiduciario,
istituito nel 2004 e mai aggiornato. L’ente ha omesso di verificare,
in particolare, la sussistenza dei requisiti morali, che legittimano
la permanenza delle ditte nell’elenco.
I titolari di molte delle imprese iscritte all’albo si trovano in
rapporti di forte contiguita’ o addirittura di appartenenza alle
locali consorterie mafiose. Il prefetto di Palermo riferisce anche di
altri lavori affidati a ditte controindicate con procedure che
presentano evidenti anomalie, tra cui si citano quelli relativi alla
manutenzione, della rete stradale comunale e agli interventi
manutentivi del parco urbano.
Il comune ha approvato un regolamento per il conferimento, ad
esperti di fiducia, di incarichi professionali di importo stimato
inferiore a C 100.000, nonche’ un regolamento relativo ai lavori,
alle forniture e ai servizi in economia. Pur disponendo di un
apposito albo e di specifiche disposizioni per l’attribuzione degli
incarichi, ai fini dell’iscrizione all’albo, l’amministrazione ha
inserito nell’elenco i professionisti sulla base della mera
acquisizione dei curricula, senza rispettare le prescrizioni
dell’art. 83, comma 1, del decreto legislativo 6 settembre 2011, n.
159, concernenti l’acquisizione della documentazione antimafia, ne’
le norme regolanti il settore.
L’ente, in particolare, ha conferito, con ripetitivita’ e con
procedure che presentano anomalie e gravi irregolarita’, incarichi ad
un professionista che opera presso il comune sin dal 2006, tanto da
essere considerato un punto di riferimento nell’ambito del settore
lavori pubblici.
Contravvenendo al divieto di iscrivere uno stesso professionista
in piu’ di tre categorie professionali, come previsto dal regolamento
comunale, l’esperto risulta iscritto all’albo, contestualmente, quale
collaudatore, ingegnere, esperto della sicurezza sul lavoro, tecnico
per la progettazione direzione lavori misura e contabilita’ per la
produzione di energia da fonte rinnovabile ad uso ente comunale.
Rilevano i vincoli familiari dell’esperto, a cui carico risultano
anche frequentazioni di esponenti malavitosi.
In particolare, uno stretto congiunto del professionista e’
considerato soggetto molto vicino a cosa nostra ed il coniuge,
dipendente del gia’ citato comune sciolto per mafia, e’ responsabile
tecnico di un’impresa, oggetto di indagini della D.D.A. di Palermo,
considerata contigua ad ambienti mafiosi. Uno dei soci fondatori
della predetta societa’ e’ dipendente comunale di Giardinello.
In assenza del piano regolatore generale, il comune applica un
piano comprensoriale di programmazione risalente agli anni ’70. Sia
la commissione d’indagine che il prefetto di Palermo sottolineano
come l’ente utilizzi, in materia urbanistica, strumenti che rendono
possibile deviare l’attivita’ amministrativa in funzione anche delle
esigenze speculative di ambienti controindicati. Particolare
attenzione, in tale ambito, e’ stata dedicata, in sede d’accesso,
alla verifica delle procedure amministrative relative al cambio di
destinazione d’uso di alcuni terreni e fabbricati, attraverso le
quali e’ possibile aumentare il valore degli immobili insistenti su
alcune aree.
Emblematiche, in tal senso, alcune concessioni rilasciate
dall’attuale amministrazione in favore di soggetti riconducibili alla
criminalita’ organizzata di stampo mafioso.
Con delibera del consiglio comunale del 19 giugno 2012, l’attuale
amministrazione ha approvato, quale variante allo strumento
urbanistico, un progetto per la realizzazione di un insediamento
produttivo in un’area a vocazione agricola, nonostante i vincoli del
rispetto della fascia fluviale e della sismicita’ della zona, con
cio’ determinando un indebito arricchimento dei proprietari
dell’area.
E’ significativa la circostanza che detti proprietari siano
membri della famiglia mafiosa di Giardinello e di quella del comune
limitrofo sciolto per mafia. Uno dei predetti proprietari ha
rivestito la carica di consigliere presso il comune di Giardinello,
nelle amministrazioni elette nel 1997 e nel 2002.
L’ente ha anche rilasciato, a seguito di un’istruttoria condotta
in spregio dei principi di imparzialita’ e buon andamento, una
concessione edilizia per la costruzione di un fabbricato da destinare
ad attivita’ produttiva. Il titolare del terreno ove realizzare il
manufatto, beneficiario della concessione, e’ stato amministratore
nelle ultime due consiliature, con incarichi di rilievo. E’, inoltre,
uno stretto congiunto di persona vicina al principale esponente del
clan di Giardinello.
L’ente ha manifestato un sostanziale immobilismo e uno scarso
interesse a promuovere significative azioni di impulso
politico-amministrativo per incrementare la capacita’ di riscossione
dei tributi. La commissione d’indagine ha comparato, infatti, i dati
relativi alle obbligazioni tributarie con quelli dei versamenti nelle
casse comunali, riscontrando alcune significative situazioni
debitorie, non sanate, di amministratori, di dipendenti comunali
nonche’ di componenti e sodali della locale consorteria criminale.
E’ stata anche esaminata la documentazione amministrativa
relativa alla concessione di contributi ordinari e straordinari in
favore di soggetti bisognosi, dalla quale emerge che
l’amministrazione comunale ha elargito somme in base ad istruttorie
lacunose, non rispondenti ne’ a quanto previsto dalla legge regionale
che disciplina la materia, ne’ alle specifiche disposizioni
regolamentari.
Significativa e’ la circostanza che i contributi sono stati
reiteratamente concessi a soggetti appartenenti o comunque contigui a
gruppi criminali locali o a dipendenti ed amministratori dell’ente.
Le vicende analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite
nella relazione del prefetto hanno rivelato una serie di
condizionamenti nell’amministrazione comunale di Giardinello, volti a
perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che determinano lo
svilimento e la perdita di credibilita’ dell’istituzione locale,
nonche’ il pregiudizio degli interessi della collettivita’, rendendo
necessario l’intervento dello Stato per assicurare il risanamento
dell ‘ ente.
Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l’adozione del
provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Giardinello
(Palermo), ai sensi dell’art. 143 del decreto legislativo 18 agosto
2000, n. 267.
In relazione alla presenza ed all’estensione dell’influenza
criminale, si rende necessario che la durata della gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Roma, 5 agosto 2014

Il Ministro dell’interno: Alfano

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Le motivazioni

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