San Giuseppe Jato. Scomparsa Concetta, sequestrati tre mezzi per analisi

di Leandro Salvia
Proseguono le indagini dei carabinieri per fare luce sul presunto omicidio di Concetta Conigliaro, la ventisettenne di San Giuseppe Jato scomparsa il 9 aprile. La Procura ha disposto accertamenti su alcuni mezzi meccanici in uso ai parenti del marito, Salvatore Maniscalco. L’uomo è in carcere con l’accusa di omicidio aggravato e distruzione di cadavere. Sotto sequestro sono finiti un camion, un trattore e l’auto di un trentunenne di San Cipirello, cugino sia di Maniscalco che della moglie.
Il giovane, che di professione fa il raccoglitore di ferro, era già stato fermato dai carabinieri insieme a Maniscalco la scorsa settimana, nella notte fra sabato e domenica. Dopo poche ore era stato però rilasciato. Gli investigatori, che avevano già posto sotto sequestro un suo deposito di ferraglia in contrada Piano Piraino (dove lavorava abitualmente anche Salvatore Maniscalco), ieri hanno analizzato anche i mezzi. Si tratta di un camion adibito al trasporto, un trattore e una Fiat 600. Le analisi dei Ris di Messina, eseguite anche all’interno della casa di Maniscalco e sulla sua Volkswagen Polo bianca, potrebbero fornire ulteriori elementi alle indagini. Così come si aspetta l’esito delle analisi sulle ossa umane bruciate ritrovate sabato notte in un vallone di contrada Giambascio. L’ipotesi è che possano appartenere a Concetta. Ma solo l’analisi del Dna potrà darne conferma. «Bisognerà attendere l’esito dei riscontri con i campioni prelevati dagli effetti personali della ragazza», fanno sapere dal comando di compagnia dei carabinieri di Monreale. Ieri mattina, dopo il sequestro dei mezzi, si sono vissute ore di forte tensione in via Anselmo, dove il trentunenne cugino di Maniscalco abita con l’anziano padre. Il giovane, che sbarca il lunario raccogliendo ferro, è stato colpito da malore. Necessario perfino l’intervento dei paramedici del 118. In tanti, nel quartiere, hanno tentato di placare il pianto del giovane. Gli stessi vicini sono pronti a giurare sulla sua «estraneità alla vicenda». Saranno però solo le indagini a chiarirlo. Venerdì i carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche hanno analizzato l’abitazione al numero civico 10 di via Francesco Crispi, dove vivevano i coniugi Salvatore Maniscalco e Concetta Conigliaro con le due figlie di 6 e 8 anni. L’uomo, che ha sinora fornito numerose e confuse versioni dei fatti, davanti al Gip ha parlato di un incidente: la moglie sarebbe morta in seguito a una caduta al culmine dell’ennesima lite. A quel punto il corpo sarebbe stato caricato su un’auto e distrutto nelle campagne che circondano il paese. Una versione che però presenta non poche lacune espositive. È stato però lo stesso Maniscalco a condurre i carabinieri sul luogo del ritrovamento. Concetta, che da tempo aveva chiesto la separazione dal marito, era scomparsa il 9 aprile. Negli ultimi mesi la donna aveva intrapreso un paio di relazioni amorose. Di qui il sospetto che potesse trattarsi di un allontanamento volontario. Quattro giorni dopo dalla scheda telefonica della giovane parte un messaggio indirizzato a una delle sorelle. L’sms sembrerebbe confermare l’allontanamento. Le indagini dei carabinieri accerteranno in seguito che quel messaggio è però partito dal cellulare del marito, dove era stata inserita la sim di Concetta. Il 23 aprile Maniscalco si reca in caserma dove presenta denuncia contro la moglie per violazione degli obblighi di assistenza familiare. In quegli stessi giorni alla stazione centrale di Palermo viene ritrovata la borsa della donna. Gli effetti personali vengono consegnati alla madre, Giovanna Lo Biondo, che il 14 maggio sporge denuncia. Il 31 maggio, in via Mazzini, davanti all’abitazione della signora Lo Biondo, viene fatto trovare un giubbotto rosso con dentro delle ossa animali bruciacchiate. Una settimana dopo, su indicazione di Maniscalco, vengono ritrovate invece ossa umane, che potrebbero essere di Concetta.

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