Carini-Capaci, traffico illecito di rifiuti e reati tributari, 15 misure cautelari personali (Video)

In due sono finiti in manette, altre tredici persone sono state raggiunte da misure interdittive, quali obbligo di dimora e obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. 146 in tutto gli indagati finiti nel mirino delle fiamme gialle nell’ambito dell’operazione Old Waste, frutto di una maxi inchiesta sullo smaltimento illecito dei rifiuti tra Carini, Capaci e il capoluogo siciliano. Agli arresti domiciliari sono stati sottoposti i fratelli originari di Carini Baldassarre e Vincenzo Marino, di 67 e 65 anni, titolari della “Fondi Metal srl”, considerati al vertice dell’organizzazione. Denunciato invece il loro commercialista, Francesco Patorno, considerato dagli investigatori loro complice che, elargiva agli imprenditori consigli su come evadere il fisco. Tra i reati loro contestati: traffico illecito di rifiuti, emissione di fatture false e occultamento di documentazione contabile.

 Il blitz è stato eseguito dai  finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria e del Nucleo speciale di polizia valutaria. Le indagini, coordinate dal   procuratore aggiunto Marzia Sabella e dal sostituto Andrea Fusco, sono partite dalla segnalazione del sistema antiriciclaggio di una serie di operazioni bancarie sospette e, gli accertamenti fiscali sono stati incrociati con le intercettazioni telefoniche.  Gli accertamenti delle fiamme gialle hanno smascherato un complesso meccanismo dedito alla gestione di rifiuti metallici provenienti da fonti incerte, attraverso l’attestazione di false fatturazioni per un ammontare complessivo, dal 2014 al 2017,  di circa 3 milioni e mezzo di euro. Tra gli indagati, piccoli imprenditori, la maggior parte titolari di ditte individuali ed evasori totali, nonchè privi di autorizzazione ambientale. Sarebbero stati loro ad emettere fatture false da consegnare a 6 società specializzate nella raccolta e nel trattamento dei rifiuti, con sede a Palermo, Carini e Capaci, che a loro volta avevano la necessità  di fornire documenti che giustificassero il materiale acquistato di fatto a prezzi più convenienti da canali non ufficiali, e che una volta lavorato sarebbe stato rivenduto a prezzo di mercato. I finanzieri hanno ricostruito la filiera del raggiro. In primis c’erano i cenciaioli che recuperavano per strada i materiali ferrosi: rame, ferro, ottone e alluminio per consegnarli alle piccole imprese che gestivano le piattaforme di raccolta; queste ultime emettevano fatture gonfiate non dichiarate al fisco; un meccanismo per consentire alle società che accoglievano i materiali di avere una giustificazione cartolare di fronte ad importanti disponibilità di merce in realtà proveniente dal mercato illecito parallelo.  Le fatture false venivano pagate con bonifici o assegni intestati ai cenciaioli che, poi prelevavano in contanti le somme ricevute, trattenevano il 3% dell’importo e, restituivano il resto alle “piattaforme di raccolta”.  L’operazione eseguita dalla Guardia di Finanza si inserisce nel quadro delle linee strategiche  volte a rafforzare l’azione di contrasto ai contesti di illegalità economico-finanziaria connotati da maggiore gravità, a tutela delle imprese che invece operano nel rispetto della normativa ambientale e fiscale.

GUARDA IL VIDEO CON LE INTERCETTAZIONI

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