Partinico-“Gestione scriteriata”, condanna in appello per istituto San Gabriele

Anche in appello arriva la condanna per due coniugi di Partinico, titolari di un ente di formazione che operava proprio nella cittadina partinicese. Ad emettere la sentenza la Corte dei conti che ha ulteriormente inasprito in secondo grado la pena che era stata emessa nel marzo nel 2018. Adesso il danno erariale è stato contestato in 220 mila euro, quasi 10 mila euro in più rispetto alla sentenza di primo grado a cui gli stessi coniugi avevano fatto ricorso. Per l’esattezza i magistrati contabili hanno stabilito che Maria Caronna, 53 anni, e Carmelo Lo Baido, 56 anni, dovranno restituire 182 mila euro alla Regione Siciliana; a questi vanno aggiunti altri 43 mila euro che la sola donna dovrà sborsare. Accolta in toto la tesi che era stata portata avanti dalla Procura generale che avviò le verifiche contabili all’interno dell’ente di formazione dove furono riscontrate alcune irregolarità. In pratica è stato accertato che l’immobile nel quale si svolgevano le lezioni dei corsi di formazione organizzati da Aiprig, l’associazione Istituto San Gabriele, era di fatto di proprietà di marito e moglie i quali però contabilizzavano come se fosse in affitto a canoni molto esosi, al di sopra delle reali tariffe di mercato. L’immobile in questione si trovava in contrada Ramo, alle porte della cittadina di Partinico all’imbocco con il viale Aldo Moro. Dal 2002 e sino a che l’ente ha continuato a fare attività si contano finanziamenti incassati per circa 3 milioni di euro. Qui si svolgevano i più svariati corsi: hostess e steward di banco, animatore turistico, addetto alla ricezione, operatore Office, operatore del benessere, massaggiatore e tecnico per la lavorazione dei metalli preziosi. Sulla base della contestazione, la Procura generale parlò di “gestione scriteriata e irrazionale”. Per Caronna e Lo Baido una pena ancora più alta rispetto alle 126 mila euro a cui erano stati condannati in primo grado sempre dalla corte dei conti anche se c’è da dire che addirittura la contestazione iniziale, a seguito di un’indagine della guardia di finanza, era di oltre 600 mila euro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Hide picture