La Sicilia terza in classifica per i comuni sciolti per mafia in Italia

La Sicilia è la terza regione di Italia per numero di amministrazioni locali sciolte per infiltrazioni mafiose dal 1991 – anno di introduzione della fattispecie all’interno del nostro ordinamento – a oggi. Davanti a lei solo Campania e Calabria. È quando constatato da Avviso pubblico, associazione di Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie, nell’ultimo report che ripercorre 27 anni del nostro Paese in termini di infiltrazioni mafiose e commissariamenti degli Enti pubblici. Nel complesso, sono stati 238 gli scioglimenti dovuti a pressioni e ingerenze di stampo mafioso, a cui vanno aggiunti 187 decreti di proroga di precedenti provvedimenti. Focalizzando l’attenzione sui singoli territori, è il Sud a raccogliere il maggior numero di provvedimenti e Comuni commissariati: la Sicilia resta sul podio, classificandosi al terzo posto con 78 scioglimenti. La nostra regione, insieme alla Campania e alla Calabria  monopolizza anche la graduatoria relativa alle province. Nello specifico, riducendo ulteriormente l’angolo prospettico a livello sub-regionale, risulta infatti evidente una netta predominanza delle province, 33 scioglimenti solo in quella di Palermo. Attualmente, sono quaranta le amministrazioni locali in fase di commissariamento: di cui  nove in Sicilia. Un quadro tragico già evidenziato dal rapporto di Openpolis “Fuori dal Comune”, reso pubblico a fine 2018, secondo cui le ingerenze e i condizionamenti delle organizzazioni criminali di stampo mafioso continuano a essere le principali cause del commissariamento degli Enti comunali, soprattutto nel Sud e in Sicilia. Se l’incidenza del fenomeno al Nord e nel Centro non supera l’1%, nel Meridione la percentuale arriva al 13%. . I dati mostrano, inoltre, che tra il 2016 e il 2017 i commissariamenti dovuti a infiltrazioni mafiose sono aumentati del 162% e nei primi otto mesi del 2018 i provvedimenti avviati dal Consiglio dei Ministri hanno quasi sfiorato quelli relativi al totale dell’anno precedente: 16 a fronte di 21. Numeri che mostrano come la presenza delle organizzazioni criminali sia pressante e capillare.

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