Scomparsa Santo Alario, assolto Giovanni Guzzardo “per non avere commesso il fatto“

Assolto dall’accusa dell’omicidio volontario e dell’occultamento di cadavere di Santo Alario “per non aver commesso il fatto”. Così ha deciso il gup di Termini Imerese Stefania Gallì nel processo che vedeva imputato Giovanni Guzzardo, il 47enne titolare del Bar Avana di Capaci che ha trascorso un anno in cella. Difeso dagli avvocati Nino Zanghì e Vincenzo Lo Re, il pm Eugenio Faletra nei suoi confronti aveva chiesto l’ergastolo. Ma non c’è un cadavere e neppure un’arma, quindi la vicenda resta avvolta nel mistero.   Il caso sulla scomparsa di Alario nasce a febbraio dello scorso anno. Lui e Guzzardo spariscono nel nulla, vengono avviate le ricerche, ma dei due non si trova traccia. Ad essere rinvenuta nei pressi della diga Rosamarina è solo l’auto sulla quale i due si erano messi in viaggio da Capaci. Dopo mesi i carabinieri sono riusciti a rintracciare il 47enne in un casolare, da quel momento ritenuto responsabile della scomparsa dell’uomo. I due si erano mossi in auto insieme, dal  bar Avana di Guzzardo nella zona di Ventimiglia di Sicilia. Durante lo spostamento a bordo della macchina Alario aveva sentito la sua compagna, inviandole anche dei video tramite smartphone, e nulla avrebbe lasciato presagire che di lì a poco si sarebbe volatilizzato nel nulla. Da allora rimane il mistero su che fine abbia fatto Alario, che prima di quell’ultimo collegamento su Whatsapp alle ore 15.51 aveva dato appuntamento alla fidanzata per quella sera stessa, nel centro commerciale Poseidon di Carini. Per il giudice però gli elementi acquisiti non sono da considerarsi sufficienti per condannare a vita Guzzardo, che durante l’anno di detenzione ha preferito chiudersi nel silenzio. «Sono scappato per paura, non volevo essere coinvolto nei traffici di Alario». Sono le uniche parole  pronunciate ieri in aula da Giovanni Guzzardo  per difendersi dall’accusa di aver ucciso Santo Alario. Secondo quanto scrive il giornale di Sicilia,  un’intercettazione in carcere chiarirebbero a quali traffici Guzzardo si riferisse.  «Mi voleva far caricare la droga – diceva l’imputato  ad un compagno di cella – e me ne sono scappato». Lo scomparso aveva piccoli precedenti penali.  Santo Alario avrebbe solo riferito ai suoi legali la sua versione su quando accaduto il 7 febbraio dello scorso anno. Alario non avrebbe avuto la patente e avrebbe chiesto a Guzzardo di accompagnarlo a Ventimiglia per farsi lasciare in un bar.  Dopo una ventina di minuti avrebbe chiesto a Guzzardo  di  tornare a prenderlo e di portarlo fuori paese. Qui Alario  avrebbe incontrato delle persone e Guzzardo, spaventato,  avrebbe deciso di scappare, lasciando la sua auto. Appreso che neanche Alario avesse fatto ritorno a casa, temendo di  essere riconosciuto dalle persone con cui lo aveva lasciato o di essere accusato di avere eliminato Alario, decise di darsi alla macchia. La difesa, in aula, avrebbe delineato l’ipotesi che Alario volesse spostare della droga quel giorno, appoggiandosi a Guzzardo, offrendo agli investigatori nuovi spunti di indagine  

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