Approvato all’Ars il codice etico dei deputati regionali

La commissione regionale Antimafia guidata da Claudio Fava approva
all’unanimità il codice etico dei deputati regionali. Previste regole stringenti.

Il deputato non potrà ricevere donazioni da parte di imprenditori, aziende e professionisti che hanno ricevuto a qualsiasi titolo contributi regionali o che hanno ricevuto concessioni e autorizzazioni da parte della Regione.

Stop alle norme per finanziare singole associazioni o enti privati: “Il deputato non può esercitare la sua funzione al fine di ottenere profitti personali e vantaggi particolari a terzi”. Inoltre, viene punita la condotta, anche non penalmente rilevante, in caso di frequentazioni con personaggi che, direttamente o indirettamente, sono legati ad associazioni criminali.
I deputati dovranno comunicare eventuali indagini o procedimenti penali o della Corte dei conti nei loro confronti. 

Divieto per i deputati di accettare regali superiori alla cifra di 150 euro da soggetti “che nei tre anni precedenti hanno ricevuto contributi o atti autorizzativi da parte della Regione”.

Un intero articolo è dedicato ai casi di conflitti di interesse: il deputato non potrà proporre norme che riguardano soggetti con i quali ha avuto rapporti di lavoro in passato e non potrà sostenere aiuti ad enti, pubblici e privati, guidati da parenti fino al quarto grado.

Stop anche alle consulenze inutili, gli incarichi esterni dovranno essere dettagliatamente motivati.

Un articolo si intitola “divieto di clientelismo” e recita: “Il deputato non può in alcun modo condizionare l’approvazione di atti, né influenzare le scelte di soggetti privati a fini clientelari, ovvero esercitare le proprie funzioni per promuovere esclusivamente l’interesse di individui e gruppi a detrimento dell’interesse pubblico”. 

Prevista l’istituzione di un comitato etico , composto da cinque deputati scelti dal presidente dell’Ars. Le sanzioni sono: richiamo orale, censura e invito a dimettersi da cariche istituzionali dell’Assemblea regionale.

fonte Repubblica Palermo

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