Processo Agorà, arrivano le condanne per corruzione elettorale aggravata ed altri reati

La quinta sezione del tribunale di Palermo ha condannato 16 dei 22 imputati del processo Agorà, in cui venivano ipotizzati una serie di episodi di corruzione elettorale. Tra i condannati figura un partinicese, Vincenzo Di Trapani, 40 anni. Per lui 8 mesi, condanna nettamente inferiore rispetto alla richiesta dell’accusa che era stata di 2 anni e 2 mesi. Di Trapani finì in questa maxi operazione che coinvolse 28 persone in tutto, tra cui esponenti politici regionali di spicco, accusati a vario titolo di corruzione elettorale aggravata, malversazione, millantato credito e peculato. Per l’ex consigliere provinciale di Palermo ed esponente all’epoca del Pdl l’accusa avanzata era stata di “voto di scambio” alle scorse elezioni regionali e comunali a Palermo del 2012. Di Trapani era candidato proprio per la conquista di uno scranno a Palazzo d’Orleans ma alla fine ottenne 1.734 voti, insufficienti per la sua elezione. Di Trapani è stato un esponente politico di spicco a Partinico in Azione Giovani e Alleanza nazionale, prima di approdare al Pdl. Secondo l’accusa fondata da intercettazioni ambientali e telefoniche, avrebbe comprato un pacchetto di voti in soldi che sarebbero stati consegnati a Giuseppe Bevilacqua, anche lui tra i condannati e aspirante consigliere comunale a Palermo, carica che sfiorò per una manciata di voti all’epoca. Dalle intercettazioni Bevilacqua avrebbe garantito consensi elettorali a Di Trapani nella città di Palermo. Addirittura i pm che indagarono sulla vicenda avrebbero chiesto nel 2015, quando scattò l’operazione, l’arresto di Di Trapani, misura respinta però dal Gip. Lo stesso partinicese ha sempre respinto le accuse. Il metodo Bevilacqua non era molto dispendioso. “150 euro per trenta voti”, spiegava in un’intercettazione. Praticamente 5 euro a voto. Secondo la Procura, avrebbe utilizzato per la sua campagna elettorale per le comunali 2012 anche i generi alimentari del “Banco opere di carità” all’insaputa dei volontari. Regalava pacchi di pasta, oppure li vendeva a prezzi stracciati agli stessi poveri che ne avrebbero dovuto usufruire. Il parmigiano, invece, lo teneva per sè.

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