Villagrazia di Carini. Morte Maria Licari, il medico legale: “poteva essere salvata”

Avrebbe potuto essere salvata se i soccorsi fossero stati chiamati subito, Maria Licari è morta tre ore dopo dalle botte che avrebbe ricevuto dal marito Giovanni Baiada, 82 anni. Il particolare è emerso durante il processo per l’omicidio della settantenne e viene raccontato oggi sulle pagine del Giornale di Sicilia che riporta la testimonianza del medico legale che ha effettuato l’autopsia, il professore Paolo Procaccianti. Durante l’udienza il professionista ha anche rivelato che la donna aveva “gli avambracci spezzati per una torsione compiuta verso l’esterno, non compatibile con una caduta”. Maria Licari e Giovanni Baiada vivevano in una casa di cortile Giglio a Villagrazia di Carini ed è in quella abitazione che il 16 luglio del 2016 fu ritrovato il cadavere della donna. A chiamare i carabinieri era stato proprio il marito, che prima però –secondo l’accusa- avrebbe ripulito l’appartamento ed avrebbe allertato le forze dell’ordine dopo ore. Ore preziose, che avrebbero potuto salvare Maria Licari. La donna per anni e in silenzio avrebbe subito i presunti maltrattamenti, i figli sapevano, come accertato dalle indagini. Uno di loro al processo ha dichiarato: “minacciavo mio padre, gli dicevo chiamo i carabinieri ma non serviva a nulla”. La vittima non ha mai denunciato il marito.

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