Partinico, dissequestro temporaneo di marmificio per interventi di bonifica

A tutela della salute pubblica e a salvaguardia dell’ambiente è stata disposta la rimozione temporanea dei sigilli del marmificio abusivo di via Perugia, nel cuore del centro storico di Partinico, di proprietà e gestito da Gaetano Lo Baido, 50enne, cognato del sanguinario boss mafioso Vito Vitale. Lo stabilimento era stato posto sotto sequestro dalla polizia del commissariato di Partinico ad agosto dello scorso anno, perché privo di qualsiasi autorizzazione: allo scarico, alle emissioni in atmosfera dei fumi e delle polveri di lavorazione. Durante il controllo era stato trovato un canale di scolo delle polveri umide, realizzato con un tubo tagliato in pvc, dove venivano convogliati i reflui di lavorazione che, afferendo verso un chiusino nella parete perimetrale del magazzino, andavano a defluire direttamente sulla pubblica via.

Peraltro i guai giudiziari per l’indagato non si sono limitati al sequestro. Lo Baido, infatti a sei mesi di distanza dalla chiusura, ossia lo scorso mese di febbraio, è stato nuovamente denunciato dalla polizia di Partinico per violazione dei sigilli del marmificio e per furto di energia elettrica. L’artigiano, nonostante lo stabilimento fosse stato posto sotto sequestro, avrebbe continuato ugualmente l’attività lavorativa. Inoltre, avrebbe alimentato i macchinari, e l’intero edificio a tre elevazioni fuori terra, attraverso un allaccio abusivo alla rete pubblica dell’Enel, il cui personale ha rimosso il contatore e messo l’area in sicurezza.

Adesso la decisione di avviare la bonifica dell’area e pertanto la necessità di rimuovere i sigilli. I lavori dovranno essere effettuati dallo stesso Lo Baido che risulta essere il custode giudiziario del bene. Quaranta giorni dopo, il periodo previsto per la bonifica, i sigilli verranno apposti nuovamente. La disposizione è della Procura della Repubblica di Palermo al fine di consentire la bonifica e la pulizia dell’area per rimuovere le conseguenze dannose del reato contestato all’indagato e cioè di inquinamento ambientale. Un provvedimento, quello disposto dai magistrati che prevede il ripristino dello stato dei luoghi e che fa tirare un sospiro di sollievo ai tanti residenti della zona che vedranno migliorare la loro qualità della vita, potendo vivere in un ambiente salubre, lontano dall’ inquinamento provocato dal marmificio abusivo.

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