Villagrazia di Carini, testimonianze choc al processo sulla morte di Maria Licaridre

Testimonianze choc al processo contro Giovanni Baida, l’81enne di Villagrazia di Carini che, secondo la Procura di Palermo, nel luglio del 2016 ha ucciso la moglie Maria Licari. Il loro figlio, Vincenzo Baiada, ha raccontato in aula le aggressioni subite negli anni dalla madre, tra le mura domestiche e mai denunciate. «Il giorno prima che mia madre morisse – ha dichiarato – sono andato a casa sua perché aveva una ferita in testa. Ho visto il suo bastone vicino a mio padre e gli ho chiesto perché non fosse vicino alla mamma. Mi ha detto: ‘Lascialo qui perché so io quello che devo fare’. Il giorno dopo mia madre è morta. Aveva un taglio alla testa diverso da quello del giorno prima».
La settantenne Maria Licari, il 16 luglio del 2016 venne trovata morta dai carabinieri, nell’abitazione di Cortile Giglio, a Villagrazia di Carini, dove la donna viveva insieme al marito. Fu lo stesso coniuge a chiamare i militari a cui raccontò di essere uscito e di aver trovato al ritorno la moglie senza vita nella sala d’ingresso della loro abitazione. Una versione che non convinse gli investigatori che fecero scattare il fermo nei suoi confronti. Dalle indagini coordinate dal sostituto Procuratore Pierangelo Padova è emerso che l’uomo avrebbe picchiato la vittima con un bastone alla testa, provocando le fratture anche agli arti e al torace; inoltre l’avrebbe presa a calci, torcendole anche gli avambracci fino a provocarne la rottura. Poi avrebbe anche ripulito casa ed atteso diverse ore prima di chiamare i carabinieri.
«Mia madre – ha proseguito Vincenzo Baiada – mi diceva che mio padre la picchiava. Anche la mattina prima di morire mi disse che era stato lui. Tante volte le ho consigliato di denunciarlo, ma lei aveva paura di ulteriori ritorsioni e così faceva finta di niente, mettendosi pantaloni lunghi e maglie per non fare vedere i lividi. Solo una volta ho visto che aveva gli occhi neri».
Anche altri parenti hanno confermato le violenze alla donna. «Aveva messo i lucchetti al frigorifero – ha detto un nipote – perché non voleva che lei mangiasse i wurstel. Preferiva darli al cane. Le era proibito vedere la tv, telefonare. Più volte ho visto ematomi sulle sue mani».
Per la Procura non ci sono dubbi, sarebbe stato lui ad uccidere la moglie al culmine dell’ennesima lite. Oggi il pm ha anche chiesto nei confronti di Giovanni Baiada le aggravanti dei maltrattamenti in famiglia e dei futili motivi, che possono determinare la pena massima all’ergastolo.

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