Inchiesta Agorà. I particolari dell’indagine della Finanza (intercettazioni)

Voti venduti a cinque euro, elezioni condizionate, politici che comprerebbero consensi in cambio di posti di lavoro o soldi, il cibo destinato ai poveri usato per sfruttare la miseria come ricatto elettorale o per gonfiare il portafogli di qualcuno. E’ il quadro degradante che emerge dall’inchiesta Agorà che ieri ha portato agli arresti domiciliari cinque persone. Quattro politici e un finanziare. L’inchiesta è partita nel 2011 quando la guardia di Finanza stava intercettando alcuni mafiosi di Tommaso Natale. Palavano di Giuseppe Bevilacqua, il ras delle preferenze, che si gonfiava il petto quando raccontava dei suoi trascorsi politici e della capacità di raccogliere i voti necessari nel 2007 per diventare consigliere di circoscrizione a Palermo. A lui si rivolgevano i politici per farsi eleggere.“Ho preso settecento voti in questa zona che a me non mi conosceva nessuno…”, diceva. Forte dei suoi appoggi Bevilacqua ha provato a diventare consigliere comunale nel 2012. Ha raccolte oltre mille e 200 voti nelle file del Pid-Cantiere popolare, molti di più di quanti ne sono bastati ad altri candidati per conquistare un seggio alla Regione. La regole elettorali, però, non hanno fatto scattare il seggio e pochi mesi dopo ha provato a monetizzare il suo pacchetto elettorale in occasione delle elezioni regionali. In cambio dei voti da girare ai politici avrebbe fatto tante promesse, molte delle quali mantenute. Finanziamenti per la feste rionali, posti di lavoro negli asili nido, istituti di formazione e aziende private di amici e parenti. Bevilacqua, in concorso con la compagna, avrebbe fatto soldi vendendo perfino il cibo finanziato dall’Unione Europea e destinato agli indigenti dal “Banco delle Opere di Carità”. Invece di andare ai poveri, i beni venivano venduti a commercianti senza scrupoli o rivenduti agli stessi indigenti che invece dovevano riceverlo gratis. Il presidente della Commissione Bilancio Nino Dina intercettato al telefono, avrebbe promesso due consulenze per ottenere il sostegno di Bevilacqua. Di corruzione elettorale è accusato pure l’ex deputato Franco Mineo, che avrebbe ottenuto voti, con la promessa di incarichi alla Regione e l’aggiudicazione di un appalto a favore dell’associazione culturale della sorella di Bevilacqua. Stessa accusa per il deputato Roberto Clemente. Determinanti sono state le intercettazioni.

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