Il finanziere di Terrasini Palazzolo racconta gli affari di cosa nostra
Grandi affari e tangenti. Nel racconto di Vito Roberto Palazzolo spuntano le mazzette e i politici collusi o presunti tali. Fatti datati, almeno quelli finora ricostruiti, ma che tornano d’attualità e aprono nuove possibilità investigative.
I verbali del finanziere di Terrasini arrestato dopo una lunga latitanza in Sudafrica confermerebbero, innanzitutto, i risultati delle indagini patrimoniali della Direzione investigativa antimafia che lo scorso ottobre ha sequestrato l’impero economico del costruttore monrealese Calcedonio Di Giovanni. Tra i beni, che valgono mezzo miliardo di euro, passati in amministrazione giudiziaria ci sono anche un centinaio di case nel villaggio vacanze Kartibubbo a Campobello di Mazara.
Ed è proprio a Kartibubbo che, secondo l’accusa, sarebbe emerso il collegamento fra Di Giovanni e Palazzolo, uno dei principali artefici del riciclaggio del denaro sporco di Cosa nostra. Palazzolo collabora con i magistrati di Palermo. Delle sue dichiarazioni si è saputo poco. Si conosce il contenuto di un paio di verbali depositati davanti alla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo. L’uomo partito da Terrasini e diventato ricco in giro per il mondo racconta i suoi affari per la realizzazione del villaggio turistico, costruito grazie all’intervento di Nenè Geraci ormai deceduto, che è stato il padrino della cosca mafiosa di Partinico.
Geraci ricevette 20 milioni di lire a titolo di commissione che spese per comprare una villetta in contrada Ciammartita a Trappeto. E qui si apre un nuovo fronte investigativo. La villa divenne luogo di summit. Palazzolo dice di avervi incontrato “Brusca, Bagarella, Riina, Agate e molti altri mafiosi trapanesi”. (LIVESICILIA)