“Per noi sei l’esempio, la forza per continuare a lottare”, lettera della Consulta Giovanile all’imprenditore Cutrò

Caro Ignazio, come ogni lettera ad un amico, comincia così anche quella che la Consulta Giovanile di Capaci ha scritto all’imprenditore Cutrò, testimone di giustizia, costretto a chiudere la sua attività per i debiti accumulati ma soprattutto perché “lasciato solo dallo Stato”. L’imprenditore edile di Bivona (AG) ha denunciato i suoi estorsori per la prima volta nel 1999 e da allora la sua strada è stata tutta in salita fino alla rinuncia della sua attività.

“La mia azienda –aveva detto nei giorni scorsi- è stata cancellata dal silenzio dello Stato, dall’omertà di uno Stato che a parole fa la lotta alla mafia e nei fatti abbandona chi denuncia”. In questi anni Ignazio Cutrò ha girato scuole, incontrato giovani, movimenti, associazioni, la sua testimonianza è arrivata pure a Capaci e perciò che la Consulta gli ha scritto una lettera.

“I sentimenti che adesso proviamo sono rabbia e delusione –si legge- perché noi, insieme a te, abbiamo sperato in un cambiamento, in un miglioramento della tua difficile situazione e abbiamo creduto che lo Stato, prima o poi, ti avrebbe aiutato a risollevarti. Perché crediamo che insieme a te ed a persone che credono nel futuro possiamo cambiare la nostra Terra. Lo stesso Stato che, come c’insegnano a scuola, dovrebbe garantire i nostri diritti, dovrebbe proteggerci ed aiutarci quando ne abbiamo bisogno, quello che ci dicono essere contro la mafia e ci incoraggia a sporgere denuncia. Ma ormai sta restando un semplice esempio di scuola. Ricordiamo ancora che, con grande determinazione, hai affermato che denunciare i propri estorsori non deve essere considerato un atto fuori dal comune, ma la normalità, qualcosa che dovrebbero fare tutti perché, solo se tutti cominciano a liberarsi dalla schiavitù del pizzo, possiamo finalmente affermare la vittoria della legalità. Noi abbiamo fatto tesoro della tua testimonianza, o almeno ci proviamo tutti i giorni. Abbiamo ammirato il tuo coraggio nel voler rimanere in questa terra bellissima ma disgraziata; sei andato contro tutti quelli che ti dicevano di abbandonare la Sicilia, ma tu non te ne sei andato, dimostrando di essere più forte e di amare veramente il tuo luogo natale. Del resto come stiamo facendo noi, noi ragazzi che resistiamo in questa terra che ogni giorno quando ti alzi ti suggerisce di scappare. D’altronde, come dici tu, se tutti cominciano ad andarsene, chi rimarrà qui a cambiare le cose? L’onestà è uno dei valori che deve stare alla base del nostro vivere quotidiano, nel lavoro, nei vari rapporti sociali e soprattutto nelle istituzioni e tu, caro Ignazio, ci hai insegnato che bisogna esserlo anche quando tutti sono ostili ai nostri modi di fare o alle nostre idee. Se è vero che chi si comporta in maniera giusta, prima o poi, avrà la sua ricompensa, noi speriamo che il tuo grido di disperazione possa essere ascoltato finalmente e che tu possa avere l’aiuto che meriti per poter cominciare una vita migliore. Noi speriamo in un intervento immediato da parte delle istituzioni perché è ingiusto che un cittadino modello come te debba pagare perché ha compiuto il suo dovere civico, oltre che morale. E’ invece dovere nostro fare in modo che la tua storia non venga dimenticata e starti accanto per darti sostegno perché noi non ti lasciamo da solo. Noi siamo e saremo sempre dalla tua parte perché crediamo ancora che la tua storia possa avere un finale felice. Continua ad essere l’uomo che sei, semplice ed onesto. Forse non migliorerà la tua situazione, ma devi sapere che per noi sei l’esempio, la forza per poter continuare, nel nostro piccolo, a lottare per questa terra. Sicuri di vincere”.

 

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