Le matite di “Charlie Hebdo” sulla mafia e il riscatto sociale

Hanno raccontato pure della mafia e di chi negli anni ’90 si opponeva alla cultura mafiosa in Sicilia. In particolare le loro “matite” arrivarono a Cinisi e a Capaci. Il 20 marzo 1996 il settimanale francese “Charlie Hebdo” pubblicò il reportage “De le chute du mur de Berlin à la chute de Toto Riina” (Dalla caduta del muro di Berlino alla caduta di Totò Riina).

Impossibile per chi ha conosciuto in quei giorni il giornalista Philippe Val e il vignettista Riss non ricordarli oggi dopo le atrocità di Parigi. Antonio Vassallo, del movimento “La Prospettiva” e l’ex sindaco di Capaci Pietro Puccio, hanno recuperato quel foglio del 1996, nel quale si raccontava del periodo del dopo stragi, dei siciliani che si ribellavano, di Peppino Impastato, dell’esperienza del gruppo giovanile ’88 di Capaci che in quegli anni si opponeva alla cementificazione della costa e più in generale alla cultura mafiosa.

Le matite di “Charlie Hebdo” disegnarono la famiglia mafiosa di Cinisi: Cesare Manzella, Tano Badalamenti, Luigi Impastato, Masi Impastato e Sarino Badalamenti, insieme all’allora sindaco Leonardo Pandolfo. Di Capaci scrissero pure dell’amministrazione di Pietro Puccio di cui fecero una caricatura. “Ricordo la loro lucidità’ e profonda conoscenza del fenomeno mafioso –racconta il consigliere comunale Antonio Vassallo- erano autori di una informazione corrosiva, irriverente e controtendente. Più’ volte hanno subito minacce, ma non hanno mai arretrato di un passo. “Con la strage di “Charlie Hebdo” – conclude Vassallo – la barbarie e l’intolleranza hanno voluto cancellare uno dei pochi esempi di giornalismo libero, di satira graffiante e demolitrice di miti e fanatismi. L’unica risposta è che il giornale continui il suo cammino”.

cherlie hebdo

 

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