“Si arricchì con prestiti ad usura”, condannato a 10 anni

Dieci anni di reclusione è la pena inflitta al balestratese Francesco Abbate, 60 anni, accusato di usura. Era soprannominato il “monaco” per il suo rapporto viscerale con la fede. Quando i finanzieri lo arrestarono insieme al genero Gaspare Delia, il 21 marzo dello scorso anno, aveva la causa tapezzata di immagini sacre.

Secondo l’accusa, Abbate però faceva l’usuraio. Aveva accumulato grosse somme di denaro concedendo prestiti a persone in difficoltà, imprenditori, commercianti, artigiani che risiedevano tra le province di Palermo e Trapani. 20 milioni di euro il patrimonio accumulato illecitamente. La Guardia di Finanza gli sequestrò un lungo elenco di beni: conti correnti, libretti di risparmio, immobili a Balestrate, Partinico, Palermo e Milano.

Un mega patrimonio nonostante negli ultimi vent’anni avesse dichiarato redditi ai limiti della sopravvivenza e persino perdite derivanti da un negozio di ceramiche. Sono una trentina le vittime, tutte costituite parte civile nel processo. I prestiti andavano da duemila a 120 mila euro, con tassi di interesse esorbitanti, tra il 120% ed il 300% annuo.

Adesso Francesco Abbate è libero, così come il genero Gaspare Delia che aveva patteggiato la pena. L’inchiesta era partita nel 2005 dopo la denuncia di due imprenditori edili di Balestrate. Abbate, ieri mattina è stato condannato a 10 anni dal grup Marina Petruzzella.

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