Mafia, chiesto mezzo secolo di carcere per i presunti vertici della cosca di Borgetto

Quasi mezzo secolo di carcere per sette presunti esponenti della cosca mafiosa di Borgetto.
E’ la richiesta avanzata dal pm Francesco del Bene ai giudici della sesta sezione della Corte D’appello di Palermo. Lo stesso magistrato aveva già coordinato le indagini e sostenuto l’accusa nel processo di primo grado che si è svolto col rito abbreviato.
Gli imputati rispondono a vario titolo di associazione mafiosa, detenzione di armi ed anche maltrattamento di animali, perchè si sarebbero esercitati nell’uso delle armi usando cani come bersagli.

Si tratta di Gaspare e Giuseppe Bacarella, Andrea D’Arrigo, Salvatore La Puma e di Antonio e Nicolò Salto. Quest’ultimo che peraltro è riuscito a sfuggire agli agguati è passato dagli arresti ospedalieri ai domiciliari.

In primo grado erano state inflitte agli imputati pene tra i quattro anni e gli otto anni di reclusione e ha anche impugnato l’unica assoluzione, quella di Francesco D’Amico. In questo caso, la Procura ha chiesto ai giudici una condanna a sei anni di reclusione. L’inchiesta denominata Charthago, aveva consentito di individuare presunti vertici ed affiliati alla cosca di Borgetto. Un altro troncone del processo è ancora in primo grado e si sta svolgendo con il rito ordinario.

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